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Approvati gli emendamenti in materia di caccia in Consiglio Regionale. Più sicurezza nella caccia al cinghiale grazie all’obbligo di capi colorati

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Il Consiglio Regionale ha approvato un pacchetto di modifiche alla legge 26/93 che introducono alcune novità importanti. Il consiglio ha approvato tutte le modifiche già valutate positivamente nell’ottava commissione. Con gli emendamenti alla legge semplificazione si è proceduto a:
– togliere il limite delle 55 giornate di caccia massime annuali
– stabilire il censimento a carico degli atc e validato dalla polizia provinciale 
– semplificare le norme di funzionamento degli atc per evitare situazioni di stallo (con il voto del presidente che vale doppio)
– chiarire il concetto di residenza venatoria 
– semplificare le norme di calcolo delle distanze tra capanni ed edifici
– ampliare il periodo caccia alla volpe 
– inserire il divieto di svolgere più di due mandati per i consiglieri nei comprensori alpini o negli ambiti di caccia per favorire il ricambio 
– chiarire le norme sull’annotazione sul tesserino dei capi abbattuti

Nell’esercizio della caccia al cinghiale nelle forme collettive della braccata, della girata e della battuta, sarà obbligatorio per tutti i partecipanti indossare giubbino con pettorale e dorsale di colori ad alta visibilità, nonché copricapo avente medesime caratteristiche.

“Fondamentali le modifiche relative alla misurazione delle distanze relative agli appostamenti fissi, nonché la qualificazione dei fabbricati “rurali”, dopo che la soppressione della relativa categoria catastale aveva svuotato di significato la legge regionale – è il commento a caldo del Presidente Fidc Bergamo Lorenzo Bertacchi-. L’abolizione delle 55 giornate ci mette in linea con le regioni confinanti. Significativo che ora sia legge regionale a prevedere l’obbligo di indossare un capo ad alta visibilità nella caccia collettiva al cinghiale: in chiave di sicurezza comunque va promossa questa pratica per tutte le forme di caccia (con esclusione di quella da appostamento). 
“Molto interessante il nuovo ruolo attivo degli Atc e Cac nella organizzazione e conduzione dei censimenti e nella predisposizione dei piani di prelievo -prosegue Bertacchi-. Un significato particolare assume la possibilità di cacciare la volpe a gennaio in zona Alpi, conformemente alle disposizioni nazionali: il consiglio regionale ha infatti valutato obiettivamente questa modifica, e non  sulla scorta dell’emotività. Ricordiamo che la volpe è il bacino principale della rabbia silvestre, malattia trasmissibile ad animali domestici e all’uomo, ed è una specie in forte espansione, che ha significative ricadute anche su diverse specie oggetto di predazione. Ringraziamo dunque l’assessore Rolfi per le modifiche dallo stesso proposte e sostenute. 
E grazie ai Consiglieri che hanno presentato e sostenuto motivatamente gli emendamenti oggi divenuti legge, facendo un grande e difficile lavoro preparatorio di confronto con le associazioni e con gli uffici, riuscendo a superare anche le posizioni più scettiche circa la piena validità, legittimità e utilità gestionale delle proposte avanzate”.

“Meno burocrazia e meno vincoli per i cacciatori che esercitano con responsabilità una attività fondamentale per l’ecosistema lombardo. Abbiamo ascoltato le richieste del mondo venatorie e degli enti deputati al controllo -ha dichiarato Fabio Rolfi, assessore regionale all’Agricoltura, Alimentazione e Sistemi verdi-. Volevo intervenire in difesa della sicurezza dei cacciatori. La caccia al cinghiale presenta una maggiore percentuale di rischio poiché si svolge in aree forestali a ridotta visibilità. Ci allineiamo quindi ad altre Regioni dove la caccia al cinghiale è maggiormente praticata e dove l’obbligo di indumenti ad alta visibilità era già in vigore”.

 

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