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L’aquila reale contaminata dal piombo: parola all’esperto di Federcaccia Bergamo Flavio Galizzi

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Martedì 31 ottobre è stato pubblicato un articolo sull’edizione cartacea e internet del L’Eco di Bergamo CLICCA QUI, in seguito al ritrovamento di un’aquila morta sulle cui spoglie si sono fatti esami per determinarne il livello di piombo, risultato abbondantemente oltre le soglie ammissibili, ipotizzandone la causa al saturnismo, una forma di inquinamento grave da piombo. Il titolo parlava di “pallini”, assolutamente fuorviante in quanto di pallini da caccia non ve ne era nessuna traccia, e trasmette quindi un’informazione deviante, da supporter indiretto di una forma di ostilità nei confronti del mondo venatorio. Peccato.

Gli studi sulle cause di morte per avvelenamento da piombo di alcune specie simbolo di grandi rapaci, compresa l’aquila reale, sono in atto ormai da diversi anni in vari stati del mondo. Presente in Valle Brembana con diverse coppie nidificanti, l’aquila reale, con l’aumento del numero degli individui, a causa del loro delicato rapporto con l’habitat alpino e le prede di cui possono disporre, in primis la marmotta, presente in abbondanza solo durante l’estate, va incontro a problemi di reperimento alimentare nella stagione invernale. Da ciò può derivare l’utilizzo anche di resti di animali morti per cause diverse, anche se predilige e si nutre, in condizioni “normali”, di prede cacciate direttamente.

Il mondo dei cacciatori è sempre stato attento all’equilibrio ambientale e all’ecosistema alpino nel suo complesso, tanto che possiamo dire, senza smentita alcuna, che il ritorno dell’aquila in valle Brembana trova la sua principale causa nell’introduzione della marmotta sui nostri pascoli alpini, voluta e iniziata proprio da un gruppo di cacciatori della valle Brembana, in collaborazione con la Provincia, ai tempi della gestione dei Distretti venatori alpini, negli anni ’60, precisamente nel 1963. Puntualizzato questo, il problema che oggi si manifesta, e si deve affrontare, è quello dell’equilibrio eco-ambientale, legato alle risorse alimentari per questi grandi rapaci, estendibile ai grandi mammiferi carnivori, che ovviamente non potranno crescere all’infinito, e andranno inevitabilmente incontro a problemi di sovraffollamento, con le conseguenze che ne derivano.

Assodato che la maturità e la presa di coscienza da parte dei nostri cacciatori alpini in termini ambientali ha fatto e continua a fare passi da gigante, e la gestione dei Comprensori Alpini ha maturato, anche sul piano della protezione delle specie, dell’attenzione all’ambiente e del rispetto generalizzato delle specie simbolo, come l’aquila, atteggiamenti positivi e condivisibili da tutti i soggetti e le associazioni che si interessano della gestione del patrimonio faunistico, rilevo come stia maturando, e per questo si attendeva che le case produttrici di munizioni si attrezzassero e introducessero sul mercato tipi di palle atossiche, una sempre maggiore attenzione alla scelta di questo tipo di munizionamento. Su questo versante sono già moltissimi che le stanno sperimentando con soddisfazione, quindi un precorso positivo in questa direzione è in atto. Non penso servano imposizioni esterne; quando i progetti maturano da soli, come in questo caso, danno sempre i risultati migliori, specie tra i cacciatori, senza che altri ci mettano su il cappello.

Flavio Galizzi

Vicepresidente Fidc Bergamo, appassionato naturalista della Valle Brembana, esperto di fauna ma anche di caccia

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