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Tagli all’ospedale in Valle Brembana. Risorse per l’ospedale degli animali di Valpredina.

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Notizie a confrontoSabato 2 aprile in prima pagina su L’Eco di Bergamo campeggiava la notizia che l’Ospedale di San Giovanni Bianco, a fronte degli ennesimi tagli, sarebbe addirittura a rischio chiusura. Mancano risorse. Fortemente a rischio il pronto soccorso. Chiara e preoccupante la situazione descritta alle pagine 32 e 33 del quotidiano.

Per gli abitanti della Valle Brembana, che di certo non godono di un rapido collegamento con il capoluogo, davvero una notizia allarmante: si tratta della salute della gente. Ma si tratta anche di mille aspetti del vivere quotidiano: dai valori economici degli immobili residenziali al turismo, per esempio.

Proseguendo nella lettura, a pagina 46 appare invece  la notizia che molti attendevano: son due mesi che sulle testate nazionali e nei TG delle reti nazionali imperversa il pericolo di chiusura del CRAS (Centro Recupero Animali Selvatici) di Valpredina, ma ecco la salvifica notizia “scongiurato in extremis il rischio chiusura”.

La Regione metterà a disposizione le risorse per salvare “l’ospedale degli animali”.

Ora, sono convinto che la cura degli animali selvatici sia opera meritoria e fondamentale, ma sono altrettanto convinto che le tasse dei cittadini vadano investite innanzitutto per i cittadini, e per la loro salute. Solo eventuali risorse in avanzo potrebbero essere destinate  ad attività quale quella dei CRAS, che peraltro si dovrebbero fondare sul volontariato e su lasciti e donazioni di privati – e sul ricco bilancio della sua associazione di riferimento, il WWF – e non sulla destinazione di risorse pubbliche. Soprattutto allorché manchino risorse per “l’ospedale degli uomini”, per le scuole e per le strade.

Non è uno scherzo. È tutto vero: nella stessa uscita la pagina 28 dedicata alle notizie “pesce d’aprile” nulla si leggeva in merito ai tagli alla salute dei cittadini. Forse i più saranno passati incuranti da una notizia all’altra.

A me invece è scappato un sorriso amaro. Qualcuno dirà che è perché sono un cacciatore. Io dico che invece dovrebbe essere semplicemente  normale, anche  oggi che bambini vengono inondati di immagini di animali umanizzati, discernere che la salute di una persona deve avere la priorità rispetto a quella di “tre cuccioli di scoiattolo” o di un gufo (Renzi sul benessere del gufo sarebbe d’accordo con me).

O forse questo ormai è normale solo per un cacciatore, uomo nero di una civiltà sempre più animalista e falsamente ambientalista.

Forse, nella squinternata società di oggi, la licenza di caccia è diventata prima di tutto una patente di buonsenso, privilegio di pochi.

 

Avv. Lorenzo Bertacchi

Presidente FIDC Provinciale di Bergamo

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