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La risposta di Federacccia all’analisi sulla stagione venatoria di un’associazione ecologista

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La risposta di Federcaccia Bergamo non si fa attendere. L’ultimo attacco al mondo della caccia arriva da Associazione Radicale Ecologista, su alcuni dati contestabili che riguardano la Regione Lombardia.

Ecco il comunicato di Federcaccia Bergamo all’articolo pubblicato su L’eco di Bergamo online del 1 febbraio

“L’articolo pubblicato on line in data 1 febbraio 2016 e riguardante il numero di morti e feriti provocati dall’attività venatoria è fuorviante e tendenzioso.

Fermo restando che in ogni attività umana anche un solo incidente è sempre di troppo e che le associazioni venatorie sono costantemente impegnate in campagne di sensibilizzazione dei propri iscritti all’adozione di comportamenti sul terreno di caccia che possano ridurre a zero il rischio di incidenti nell’uso delle armi da fuoco, l’articolo vuole dare al lettore un’immagine di alta sinistrosità dell’attività venatoria.

Per tale motivo conteggia anche malori che poco hanno a che fare con gli incidenti di caccia.

E’ doveroso precisare che in Lombardia su 5 incidenti mortali (il sesto non risulta nemmeno dai dati forniti dagli autori della ricerca) ben 3 non sono stati incidenti di caccia, ma malori sul terreno di caccia, 1 è un caso di caduta accidentale cui è seguita la morte del cacciatore e 1 tragico caso di morte di altro cacciatore per esplosione di un colpo da parte dell’amico in vera e propria attività di caccia.

E di converso ogni anno abbiamo diversi casi di cacciatori che scoprono di avere problemi cardiaci o respiratori proprio grazie all’attività venatoria per cui, a seguito di inconsueti affaticamenti, si sottopongono a visite mediche scoprendo e prevenendo complicazioni

Ancora, per quanto concerne i ferimenti gravi, su 7 casi in Lombardia, ben 3 non sono dovuti all’arma da fuoco ma a cadute (incidente tipico di ogni attività all’aria aperta), 3 sono dovute a colpo di arma da fuoco in seguito a cadute accidentali e solitamente riguardano il cacciatore stesso, 1 incidente riconducibile direttamente allo sparo intenzionale da parte del cacciatore.

Per quanto riguarda i ferimenti lievi i casi segnalati in Lombardia sono stati 3: in un caso si è trattato di ferimento tra amici, in due casi si è trattato di pallini di caduta “piovuti” ormai inermi a 150 metri dal punto di sparo.

Piuttosto ci sarebbe da dire che da parte dei cacciatori c’è sempre più attenzione alla sicurezza: sono sempre di più  i cacciatori che optano per indossare almeno un capo di abbigliamento ad alta visibilità per consentire di essere visti da altri cacciatori nel fitto del bosco e segnalare la propria presenza anche a semplici escursionisti. Piuttosto sarebbe buona norma in ogni attività all’aria aperta che chiunque indossasse capi vistosi, anche fuori dal periodo venatorio.

Si ricorda poi che i cacciatori devono comunque stipulare idonee polizze assicurative per la responsabilità contro terzi e solitamente stipulano attraverso le loro associazioni anche polizze per infortuni e caso di morte.

Del tutto inveritiero poi che la caccia provochi danni incalcolabili ad agricoltura e turismo, nonché incalcolabili danni ambientali. L’attività venatoria come regolamentata oggi di fatto è inidonea a provocare danni alla fauna, ma si inquadra in un sistema di gestione della fauna, con ricadute benefiche sull’ambiente (per la gestione degli habitat), sull’agricoltura (per il contenimento di specie dannose) e sul turismo (ci sono zone che aumentano il proprio indotto proprio grazie alla caccia) e nel resto d’Europa il turismo venatorio è una ricca realtà. E anche l’abbandono di cartucce esplose sui luoghi di caccia è ormai riconducibile solo a pochissimi casi in cui non si riesce a trovare un bossolo nel folto: non si può dare per scontato che tutte le cartucce sparate vengano abbandonate nei boschi.

Piuttosto danni incalcolabili li stanno creando i continui ricorsi e l’attività di lobby che stanno facendo le associazioni animaliste che con ogni mezzo si oppongono all’eradicazione della nutrie, degli scoiattoli grigi e di ogni altra specie alloctona o esotica che sta distruggendo i nostri habitat e la nostra fauna. Con buona pace dell’ambientalismo e della biodiversità”.

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