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Problema cinghiali in bergamasca. Tavolo di lavoro con gli agricoltori: Federcaccia pronta ad offrire la propria competenza ambientale, venatoria e giuridica

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Il problema cinghiali è ormai sotto l’occhio di tutti. Nella serata di lunedì 17 giugno si troveranno nella Sala Consiliare del Comune di Berzo San Fermo sita in via Monsignor Trapletti nr. 15 i rappresentanti del mondo venatorio, tra cui il nostro Presidente Michele Bornaghi, convocati da Coldiretti Bergamo per parlare della specie che sta invadendo la bergamasca.

I cinghiali rappresentano un pericolo per l’incolumità pubblica ed un costo per la società -sono le parole del Presidente Bornaghi-. Si pensi ai sinistri stradali ed al loro risarcimento, nonché ai danni all’agricoltura, costi che gravano sugli Enti locali e quindi su tutti i cittadini, ed in parte sul mondo venatorio, poiché i Comprensori alpini di caccia – enti finanziati dai contributi dei cacciatori – sono tenuti a risarcire una quota dei danni ed inoltre forniscono agli agricoltori diverse recinzioni elettrificate a fini preventivi.

“Oltre ai cinghiali, il nostro territorio provinciale vanta, aimè, altri animali nocivi quali piccioni, corvidi e nutrie che incidono sulle casse di privati ed Enti locali, oltre a svariate specie che da qualche anno minacciano l’equilibrio dell’ecosistema. A dover provvedere al controllo di queste anomalie ambientali, vi sono neanche 20 Agenti di Polizia provinciale, che per quanto operosi, non rappresentano un organico sufficiente a tale scopo. Risulta necessario, nell’interesse comune di Cittadini, Agricoltori, Regione, Provincia e Comuni, attribuire nuovamente ai Cacciatori un ruolo di utilità sociale, tra l’altro senza costi per la collettività, in quanto l’attività di controllo dei nocivi è svolta gratuitamente e senza rimborso spese delle munizioni.

Affinché ciò sia possibile urge la modifica dell’art. 19, legge 157/92, introducendo nella legislazione nazionale la figura dell’operatore faunistico venatorio: cacciatore che in forza di apposito corso è abilitato all’attività di controllo dei nocivi. Figura, peraltro, già disciplinata da molte regioni fra cui la Lombardia.

Il problema non riguarda i cacciatori, bensì principalmente agricoltura e regioni. Si auspica un intervento del Consiglio regionale lombardo, e di quant’altre regioni aderiranno, anche mediante l’esercizio dell’iniziativa di legge ai sensi dell’art. 121 della Costituzione. Come Federcaccia, non ci sottraiamo alle nostre responsabilità. Tutt’altro, siamo pronti a qualsiasi livello istituzionale ad offrire la nostra competenza ambientale, venatoria e giuridica. Nell’interesse comune, tendiamo la mano, anzi il fucile…”

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