Presentato in Regione il Piano Regolatore della Caccia: le critiche di Federcaccia
No ad un Piano Faunistico lombardo che riduca l’attività di caccia, no alle procedure adottate sulle schede dell’avifauna, che di fatto contribuirebbero a regalarci un piano vecchio già in partenza. Mercoledì 14 ottobre in Regione Lombardia sono state convocate le Associazioni Venatorie per l’illustrazione di alcuni aspetti di Piano Faunistico Venatorio Regionale.
Si tratta di fatto del Piano Regolatore della Caccia, la zonizzazione del territorio a livello regionale: valichi montani, rotte di migrazione, calcolo del Territorio agro silvo pastorale, le percentuali da destinare a oasi di protezione, l’incidenza su siti di rete natura 2000 (SIC e ZPS). I cacciatori bergamaschi ben sanno di cosa si tratta, vista la precedente esperienza con il calendario venatorio provinciale.
”A Bergamo abbiamo già avuto un piano faunistico provinciale e conosciamo i rischi e quale sia la tendenza della direzione ambiente della Regione Lombardia, che attraverso la procedura di valutazione di incidenza, cerca di inserire nelle pianificazioni delle restrizioni all’attività venatoria, non previste dalla legge -ha affermato il presidente provinciale di Fidc Lorenzo Bertacchi-. Il grado d’allerta è massimo, si tratta della partita più importante da qui ai prossimi anni per tutta l’attività venatoria. Francamente spiace che per una questione così importante fossero presenti solo tre associazioni, benché risultassero invitate tutte, a parte il Cpa”.
All’incontro di mercoledì, quello più importante per i prossimi 5 anni di caccia in Lombardia, erano presenti solo Federcaccia Lombardia, ANUU e Liberacaccia. Federcaccia non è critica solo sulla procedura adottata, ma ha già rilevato alcune note dolenti.
Le schede sull’avifauna, per dirne una, si basano su dati spesso vecchi di vent’anni e recano definizioni e classificazioni non più utilizzate a livello internazionale. Su tutti valga l’esempio della beccaccia, presentata come specie in stato di conservazione sfavorevole, quando la Comunità Europea e Bird Life International lo scorso anno, sulla base dei dati raccolti dopo il 2008, l’hanno classificata come specie con stato della popolazione stabile, non a rischio e per la quale non è necessario una programma di gestione internazionale.