L’assemblea di Federcaccia Bergamo: la ricerca, il lavoro dell’ufficio legale, l’appello ai giovani, un viaggio dalla nostra sezione a Fidc Lombardia.

L’Auditorium di Ponteranica ha ospitato l’annuale appuntamento delle sezioni provinciali di Federcaccia, riunita alla presenza del consiglio direttivo e del presidente Lorenzo Bertacchi. Interessanti gli spunti provenienti dai due relatori, il dott. Eugenio Carlini, che, in rappresentanza di Regione Lombardia, ha parlato del piano faunistico regionale e il dott. Michele Sorrenti, responsabile dell’Ufficio Avifauna Migratoria della FIDC Nazionale, che è colui che materialmente coordina e predispone tutta la documentazione scientifica di Federcaccia per controbattere alle spesso infondate idee di ISPRA e del Ministero.
VIDEO – Ecco in sintesi la relazione del nostro presidente Lorenzo Bertacchi e nel video della giornata di Fidc Bergamo attenzione alle parole degli intervistati, sul passaggio di consegne dalla Provincia alla Regione e sulla caccia all’allodola e alla cesena, studiata e da studiare dal punto di vista scientifico a difesa della caccia.
relazione del presidente – Assemblea FIDC Bergamo 2016
“Federcaccia non solo è la più grande famiglia di cacciatori a Bergamo, ma credo di non rubare niente a nessuno se dico con orgoglio che oggi è anche l’associazione più moderna, quella che sta facendo il percorso di evoluzione verso la caccia come intesa anche negli altri Paesi Europei.
Questo percorso lo sta facendo di certo la Federcaccia Nazionale, ma la Federcaccia Lombardia sta facendo passi enormi e svelti grazie al lavoro incessante del suo Presidente Mauro Cavallari e delle sezioni di Bergamo e Brescia, che credono nella necessità di diventare una federazione regionale forte, credibile e moderna.
È vero che spesso noi parliamo di tradizione, ma la caccia si è evoluta con l’uomo e la società e la difesa della tradizione non va confusa con l’arretratezza, ma passa anche attraverso l’evoluzione di chi la interpreta e ne è custode. La caccia per vivere deve essere al passo coi tempi.
E i tempi di oggi ci dicono che è finita l’era delle giacchette da tirare, dei numeri elettorali da sventolare: la caccia oggi può vivere solo se intraprende e a gran velocità la strada di numeri ben diversi. Solo la ricerca oggi ci può dare gli strumenti per difendere con le unghie e con i denti la nostra passione.
E la ricerca degli ultimi tre anni ci ha permesso di vincere più ricorsi al TAR nel 2015 e nel 2016 che nei dieci anni precedenti. Ricorsi in difesa contro gli assalti degli animalisti. E ricorsi in attacco contro il Governo.
È chiaro che le leggi e le delibere le adottano i politici, ma è finita l’epoca della demagogia: oggi nessun politico è più disponibile ad assumersi rischi pesanti come quelli che possono derivare dalle infrazioni europee: solo fornendo i giusti strumenti e fornire le proposte più equilibrate si potrà parlare ancora di deroghe.
Federcaccia Lombardia: la Federcaccia di domani
Per questi motivi, l’anno scorso, convinti della necessità di costruire una Federcaccia più forte e più funzionale ai tempi moderni, abbiamo chiesto ai nostri soci un piccolo sforzo: un ritocco della tessera, pari al costo di cinque cartucce in media, per avere risorse da investire in tre pilastri che noi abbiamo creduto e crediamo fondamentali.
Federcaccia Lombardia in Europa
L’Ufficio Legale di Federcaccia Lombardia
La Ricerca Scientifica
Cesene e Galletti
Proprio la cesena la consideriamo una priorità: passi avere problemi per le cacce in deroga, ma dover subire veri e propri furti di giornate con riguardo a specie cacciabili e in ottimo stato di conservazione proprio no! Proprio per la cesena infatti quest’anno abbiamo conosciuto uno degli episodi più bui della caccia in Italia: a gennaio il Governo è intervenuto chiudendo d’imperio il prelievo della cesena al 20 gennaio. In altre regioni il provvedimento ha riguardato anche bottaccio e beccaccia. Alcune regioni hanno proposto immediatamente ricorso e sono state affiancate dalla Federcaccia con l’avv. Alberto Bruni di Firenze. Liguria e Toscana hanno avuto ragione, ora sono pendenti i ricorsi in Lazio, Lombardia e Marche. Finalmente un duro colpo per il Governo. E tutte le Regioni al TAR stanno usando i dati raccolti e forniti da Federcaccia! Senza grida, senza strepiti, senza manifestazioni: tutti ci additano come associazione alleata degli ambientalisti. Eppure contro gli ambientalisti si vincono i ricorsi con i dati di Federcaccia. Sono i dati di Federcaccia quelli usati per controbattere a ISPRA!
Abbiamo scoperto che fa molto di più per la caccia un buon rappresentante preparato legalmente e scientificamente, che smonta tecnicamente le frottole di certi funzionari, piuttosto che 1000 urlatori in piazza con bara al seguito.
Grazie ai ricorsi e al nostro supporto legale i TAR stanno finalmente chiarendo una questione fondamentale: le famigerate procedure EU-PILOT, sulla cui base per anni i Governi e le Regioni hanno giustificato provvedimenti restrittivi per evitare sanzioni europee sono solo e soltanto richieste di informazioni dalla Commissione europea allo stato italiano!
Ora le Regioni grazie al nostro supporto sono in grado di dare le risposte. Pare però che dietro l’asinata di Galetti ci sia ben altro: l’ordine categorico di Renzi di far scendere le procedure europee aperte contro l’Italia da 120 a sotto le 100. E a pagare siamo stati noi! Non la Terra dei Fuochi, non la discarica di Malagrotta a Roma, non l’inquinamento atmosferico di Milano: certo era più facile chiudere roccoli, caccia alla cesena e vitare lo spiedo o la polenta e oséi nei ristoranti che affrontare i veri problemi ambientali del nostro Paese.
L’Allodola
E se la cesene oggi è un’emergenza, non meno urgente è intervenire sull’allodola. Lo scorso anno siamo riusciti a convincere la Regione a concederci un carniere di 80 capi stagionali e 20 giornalieri, contro il parere di ISPRA che consigliava in maniera imperativa e categorica 50 e 10. Purtroppo i dati che avevamo a disposizione però riguardavano unicamente i carnieri dei cacciatori Bresciani e, pertanto, il TAR non ha ritenuto sufficientemente motivata la decisione della Regione di discostarsi dal Parere di ISPRA. In università con il prf. Rubolino abbiamo parlato anche di allodola, su cui si dovrebbe attuare uno studio sui flussi migratori. Cosa complicatissima. A noi interessa capire e stimare la CONSISTENZA dei flussi. E sarebbe necessario l’uso di radar (dai costi ingentissimi). La via più economica sarebbe quella dei censimenti con cacciatori formati, ma ancor più importante sarebbe ricostituire gli habitat utili alla sosta dell’allodola per caprine la reale consistenza. Lo sforzo sarebbe enorme e non potrebbe prescindere dal coinvolgimento di tutte le componenti di gestione venatoria e, soprattutto della Regione. Dovrebbero essere infatti attuati i Piani di Gestione, che passano solo in minima parte per limitazioni venatorie, ma soprattutto per una vera gestione agricola volta alla conservazione degli habitat.
I Roccoli
Non posso poi tacere la pugnalata al cuore che abbiamo ricevuto. Se i nostri cugini dell’ANUU da un anno a questa parte, dopo la modifica della 157/92 intervenuta la scorsa estate, ancora predicano ottimismo in merito all’apertura dei roccoli, noi siamo più realisti e partiamo da un dato di fatto. Oggi, per legge ed in sostanza, I ROCCOLI SONO CHIUSI! Tanto chiusi che la Regione entro la scadenza di legge del 30 aprile non ha nemmeno provato a comunicare ad ISPRA che vorrebbe autorizzarli in deroga! Di certo pesa anche l’ultima sentenza del TAR Milano, che ha preso spunto da un ordine del giorno approvato in Consiglio regionale a Milano e in cui si chiedeva la sospensione della Banca Dati dei richiami “perché con la modifica della 157/92 è divenuto impossibile catturare i richiami vivi”: secondo i Giudici ciò significherebbe che anche la stessa Regione conviene sull’impossibilità di autorizzare le catture di richiami allo stato attuale. E un’amara delusione l’abbiamo avuta anche nel confronto con il mondo scientifico, per il quale oggi l’inanellamento non interessa e non serve. E anche l’utilità per comprendere la reale consistenza dei flussi migratori sarebbe ridotta. L’unica via che ci rimane è quella della tutela del patrimonio culturale e paesaggistico e proveremo a metterla in atto.
La caccia in deroga.
Regione Lombardia ha invece avanzato richiesta di parere all’ISPRA in merito alla volontà di consentire il prelievo in deroga di Storno (per i danni) e di Peppola e Fringuello. Non bisogna essere dei veggenti per sapere cosa risponderà ISPRA: che non ci sono i dati aggiornati, che basta e avanza sparare ai turdidi e le solite amenità. Federcaccia da tempo sostiene che è ora di andare al “vedo”. La Regione, sulla base dei dati internazionali a disposizione, deve procedere ad autorizzare il prelievo in deroga anche contro il parere ISPRA, e lo deve fare il più presto possibile, affinché la questione sia portata avanti ai Tribunale Amministrativo e resistere fino a portare la questione davanti alla Corte di Giustizia europea. Siamo convinti che i Corte la direttiva sarà interpretata in senso favorevole al mondo venatorio italiano, a scapito di quei funzionari e burocrati che spesso in tasca hanno la tessera di una associazione ambientalista.
Il passaggio dalla Provincia alla Regione
In tutto questo stiamo affrontando una svolta nell’amministrazione venatoria: il passaggio di consegne dalla Provincia alle Regione. È stata questa una scelta a nostro avviso scellerata. Dettata solo dalla propaganda renziana di dover eliminare qualcosa. Ebbene hanno eliminato il vero Ente Territoriale, l’unico che pur gestendo territori importanti per dimensioni e numero di abitanti, aveva lo stretto contatto con il cittadino-utente, gestendo un numero considerevole di pratiche amministrative singole.
Pensiamo solo al nostro mondo: la consegna dei tesserini e il rilascio dei duplicati, le autorizzazioni degli appostamenti, le autorizzazioni delle zone cinofile e delle prove, l’esame dei piani di prelievo e dei censimenti di ATC e CAC, le nomine dei componenti di CAC e ATC, l’organizzazione degli esami di caccia… centinaia e centinaia di pratiche evase dallo sportello ogni anno. Oggi pare che più che uno sportello ci sia un muro. E sinceramente mi sarebbe piaciuto aver qui il dott. Del Monte o Giacomo Moroni per lanciare l’appello ad una rivitalizzazione del servizio. Capisco che la colpa non sia la loro. Ma il tempo passa e tutto sembra essersi fermato!
Nel resto d’Europa non esistono le Regioni, tra lo Stato e i Comuni ci sono enti territoriali che corrispondevano alle nostre province, con un territorio e una popolazione GESTIBILE. Il sistema regione invece era costruito per coordinare le province a livello generale ed sta risultando del tutto inadeguato a gestire l’esigenza del singolo cittadino. Una cosa è certa: l’adeguamento della legge 26/93 al nuovo assetto è stato predisposto e applicato in fretta e furia e solo per rispettare la scaletta dei tempi previsti, senza pensare alle conseguenze. In questo passaggio di consegne l’altro aspetto su cui ora si dovrà discutere è il calendario venatorio: di certo non potremo accettare un calendario unico uguale per tutta la Regione che non tenga conto delle peculiarità territoriali e di quelle prassi di buona gestione che solo in alcune province della Regione hanno preso piede negli ultimi anni.
Ritengo che la Provincia di Bergamo, per quanto tutto sia sempre migliorabile, in mezzo a qualche abbaglio (come per la non-gestione del cinghiale) abbia saputo introdurre buoni principi di gestione, alcuni di sua iniziativa, altri grazie alla tenacia dei Comprensori Alpini e del Circolo Uncza che ha alla fine raggiunto un protocollo per il censimento e il prelievo dei galliformi alpini e della coturnice direttamente con ISPRA, spazzando via i tempi bui dei ricorsi al TAR delle associazioni animaliste contro il calendario bergamasco.Su questo Federcaccia Bergamo non è disposta a fare passi indietro, ma solo ad accogliere quelle esperienze di altre province che potranno essere migliorative dei livelli gestionali raggiunti.
È notizia di pochi giorni poi quella che la Regione ha trasmesso ai Comuni una comunicazione, chiedendo quali Comuni sono disposti a farsi carico della distribuzione dei tesserini venatori ai cacciatori residenti nei loro territori. Pare quindi che la Regione non abbia nessuna intenzione di farci recapitare a casa i tesserini.
Mi permetto di consigliare, a chi ha buoni rapporti con le amministrazioni comunali dei propri comuni, di spingere affinché i comuni si rendano disponibili: vista l’aria che tira (poca) nelle sedi territoriali della Regione che sembrano essere stata abbandonate a loro stesse dal Pirellone, come fossero dei fortini della Legione Straniera in Africa, la possibilità che il cacciatore vada in Comune a ritirare il proprio tesserino venatorio sembra la più semplice e sicura. E la più comoda anche per Voi presidenti, chiamati spesso a fare la spola tra il Vs paese e Bergamo per richiedere i tesserini dispersi dalle Regie Poste.
Il Piano Faunistico Regionale
A livello Regionale stiamo poi affrontando la pianificazione faunistica regionale. Con un ritardo più che ventennale la Regione giunge ora a stringere i tempi su un documento fondamentale: il piano regolatore della caccia in regione Lombardia. Federcaccia ha fatto un lavoro minuzioso: sappiate che la bozza del piano faunistico regionale consta della bellezza di 509 pagine, oltre a altrettante pagine di schede e a cartografia, ed ai complessi documenti integrativi, come lo studio di incidenza di corredo al piano, ed ai documenti preparatori. Federcaccia ha prodotto una serie di osservazioni a nostro avviso fondamentali e che potrebbero risolvere numerose questioni e migliorare l’assetto venatorio nei prossimi anni: tra i vari aspetti da noi coltivati quello relativo al calcolo del territorio agro-silvo-pastorale.
Sono la 157/92, la 26/93 e al più, il Decreto Pecoraro Scanio, a determinare specie cacciabili, limiti di tempo, carnieri, divieti… Il piano Faunistico deve essere solo la trasposizione cartografica di tali norme. Invece la Direzione Generale Ambiente della Regione, attraverso la VINCA, propone orpelli e divieti vari suggeriti dalle associazioni animaliste e ambientaliste anticaccia, che non hanno ragione di esistere in un Piano Faunistico.
Il Piano Faunistico è uno strumento che ha dei paletti, paletti dettati dalla stessa legge 26/93 che ne determina il contenuto: se tali paletti saranno superati a scapito della caccia, non avremo remore a impugnare il Piano al TAR, ferma restando la battaglia politica che cercheremo di scatenare in Consiglio Regionale. Già a Bergamo abbiamo avuto modo di vedere che gli emendamenti da noi proposti erano corretti e legalmente sostenibili avanti ai Giudici Amministrativi.
Il nostro futuro non lo dobbiamo cercare tra di noi, ma nei nostri giovani. E dobbiamo ripartire dai bambini, perché noi, adagiati sui nostri antichi splendori, abbiamo perso un’intera generazione, quella che oggi va dai 18 ai quarant’anni. E già difficilmente recupereremo qualcuno tra chi oggi ha da 10 a 18 anni. Alcuni presidenti stanno facendo un grande lavoro e noi siamo loro riconoscenti. Ma il nostro impegno è ora quello di costruire un format spendibile presso molte scuole, una sorta di grimaldello per entrare.Come urgente è quella di incontrare al più presto i Federcacciatori bergamaschi under 40 anni per coinvolgerli e farli entrare con ruoli attivi nella vita delle sezioni comunali e della sezione provinciale.
Federcaccia è oggi è il TOP e raggiungere l’unità tanto agognata non è difficile: basta scegliere l’associazione che più si dà concretamente da fare e meglio investe le risorse dei cacciatori per difendere la caccia, e di sicuro tale associazione e il futuro della caccia i cacciatori non la troveranno dietro slogan vuoti o dentro una cassetta di fagiani.
Evviva la Caccia.
Evviva la Federcaccia.