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Allarmismo cinghiali da parte di Coldiretti: la risposta di Federcaccia Bergamo

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A cavallo del nuovo anno ha fatto nuovamente discutere la caccia ai cinghiali, il loro numero, i danni alle culture e gli incidenti, circostanze che hanno visto protagonista anche Fidc Bergamo. Coldiretti ha preso posizione sui giornali e siti locali con un comunicato che ha visto reagire il mondo dei cacciatori.

La risposta di Federcaccia non si è fatta attendere  definendo, come riporta l’Eco di Bergamo del 10 gennaio 2016 la posizione di Coldiretti inaccettabile, alla luce dei dati ufficiali sulla popolazione, degli abbattimenti del 2015 e sull’analisi dei danni, oltre che per gli sforzi messi in campo dai cacciatori.

Il Presidente del Comprensorio Alpino di Caccia Prealpi Bergamasche, Maurizio Volpi, chiarisce come in realtà l’obiettivo prefissato dalla Provincia sia stato sostanzialmente raggiunto: i cacciatori abilitati durante la stagione venatoria hanno abbattuto 446 cinghiali, cui si aggiungono 150 cinghiali abbattuti in attività di controllo (operatori autorizzati, Polizia Provinciale, catture degli stessi agricoltori autorizzati) per complessivi 596 cinghiali nel 2015. Il piano è stato dunque perfettamente rispettato. Ancora, i dati ufficiali di ISPRA attestano che la popolazione nazionale è di circa 600.000 animali e un milione come indicato da Coldiretti, che gonfia anche il numero dei sinistri in Lombardia, che sono complessivamente un centinaio (e riconducibili a tutte le specie selvatiche) e non cinquecento. Peraltro con non poche difficoltà: contrariamente a quanto asserito dalla Coldiretti, infatti, le 12 squadre e i selecontrollori han faticato parecchio: la popolazione di cinghiali in Provincia è ormai ridotta ad almeno 1/3 di quella presente solo tre anni fa (quando erano stati abbattuti oltre mille cinghiali).

Tanto è vero che i danni in questi anni sono calati, sia per numero che per quantità dei risarcimenti. A confermarlo è Giovanni Morlotti, rappresentante di Federcaccia nella Commissione Provinciale per il risarcimento dei danni. Morlotti rileva peraltro come non poche richieste di rimborso non sono mai accompagnate da richiesta di intervento: senza richiesta formale le squadre di operatori non possono effettuare gli interventi di contenimento, né porre in atto le misure di prevenzione e dissuasione messe a disposizione e pagate dai Comprensori Alpini. Dall’esame delle segnalazioni si rileva poi che circa il 60% delle 150 indicate dalla Coldiretti non sono in realtà segnalazioni di danni, ma unicamente segnalazioni di avvistamenti di cinghiali da parte di privati non agricoltori. Solo il 40% delle segnalazioni (una sessantina) provengono dal mondo agricolo e peraltro in molti casi si tratta della stessa richiesta/segnalazione inviata per due o addirittura tre giorni consecutivi.

Ecco il pensiero riportato dal presidente provinciale di Fidc Lorenzo Bertacchi dallo stesso giornale bergamasco. “Dai dati emerge una situazione ben diversa da quella delineata da Coldiretti. Sarà necessario verificare alcune situazioni: i cacciatori stanno facendo quanto richiesto sia con gli abbattimenti sia pagando di tasca propria i mezzi di prevenzione e dissuasione messi a disposizione dai Comprensori e partecipando direttamente al risarcimento dei danni per il 10% dell’ammontare”. E’ chiaro che il comunicato di Coldiretti non è piaciuto ai cacciatori e a tutti quanti stanno contribuendo a mantenere il numero dei cinghiali a Bergamo ben al di sotto del livello di guardia.“Innanzitutto non dovrebbe essere riconosciuto nessun risarcimento a chi non chiede gli interventi di controllo e non attua le misure di dissuasione e prevenzione -ha concluso Bertacchi-. Inoltre visto che per i danni si risarcisce il costo del ripristino, pretenderemo che siano verificati tutti i lavori di ripristino e, laddove non siano effettuati, si valuteranno le più opportune azioni restitutorie. Si verificherà poi il concreto e corretto uso dei mezzi di dissuasione già forniti ai richiedenti a spese dei cacciatori. Tutto questo per evitare di creare inutili e infondati allarmi sociali e per evitare inutili sprechi di denaro: il cinghiale infatti è fauna selvatica di proprietà dello Stato, non un bancomat”.

 

Ecco il comunicato di Coldiretti riportato da L’Eco di Bergamo di martedì 5 gennaio 2016

“Danni e dei pericoli legati alla presenza dei cinghiali stanno aumentando in modo esponenziale. Coldiretti Bergamo torna in campo per segnalare la preoccupazione legata in particolare agli scarsi prelievi. I capi da prelevare, segnala l’associazione dei coltivatori diretti, dovevano essere 550 e invece ne sono stati prelevati solo circa 390. I conti non tornano per la campagna di contenimento dei cinghiali effettuata in provincia di Bergamo dagli enti preposti, e questo preoccupa fortemente la Coldiretti e i produttori agricoli. Non è chiaro se si tratta di fallimento delle operazioni per tenere sotto controllo la popolazione di cinghiali o se sono stati fatti degli errori in fase di censimento, sta di fatto che la sicurezza nelle aree rurali e periurbane continua ad essere in pericolo per il proliferare incontrollato di questi animali selvatici e l’ammontare dei danni alle aziende agricole è in costante aumento. «Con la fine del 2015 è terminata la stagione venatoria e con essa anche la caccia collettiva programmata per contrastare questa emergenza – sottolinea Coldiretti Bergamo –; purtroppo però non sono stati raggiunti gli obiettivi prefissati. I circa 160 capi che mancano all’appello non solo continueranno le loro incursioni in campagna e nei centri abitati, ma continueranno anche a riprodursi e invaderanno aree di territorio sempre più ampie. Ormai il numero di questi ungulati è talmente alto e fuori controllo che se non si corre ai ripari immediatamente la situazione rischia di sfuggire di mano in modo irreversibile». Negli ultimi dieci anni il numero dei cinghiali presenti in Italia è praticamente raddoppiato poiché secondo l’Ispra sul territorio nazionale sarebbero stati presenti non meno di 600.000 cinghiali nel 2005 per passare a 900.000 nel 2010 ed ora nel 2015 sono oltre il milione secondo le stime della Coldiretti. A livello lombardo Bergamo è tra le province più colpite con oltre 150 incursioni di cinghiali segnalate in un anno e danni particolarmente ingenti. «Vogliamo capire – sostiene Coldiretti Bergamo – come gli enti preposti intendono procedere, sia sul fronte delle operazioni di contenimento, sia su quello dei risarcimenti. Non si può perdere altro tempo, perché se non si prendono con decisione le adeguate misure questi animali, che ormai stanno invadendo anche zone della provincia dove l’agricoltura è altamente specializzata, saranno sempre più causa di danni e pericoli». In Lombardia i cinghiali rappresentano quasi il 27 per cento del totale dei danni e negli ultimi dieci anni gli attacchi alle attività agricole, in dieci anni sono triplicati passando dai 329 del 2004 ai 952 del 2013 per un totale di quasi mezzo milione di euro di danni. Mentre gli incidenti stradali causati dalla fauna selvatica sono passati da 41 a 500”.

 

 

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